Perché scegliere il giusto partner per la pulizia e la sanificazione

Individuare il partner migliore per un’azienda non va sottovalutato: in questo articolo, grazie all’Avv. Francesco Masini, ti spieghiamo quali sono i rischi a cui potresti andare incontro scegliendo chi non rispetta le regole

Come ti abbiamo più volte sottolineato, quando si è alla ricerca di un partner per la pulizia e la sanificazione degli ambienti bisogna tenere bene in considerazione diversi aspetti. Scegliere un partner non idoneo, infatti, può comportare molti rischi per i tuoi dipendenti e sanzioni molto salate per la tua azienda. Vediamoli insieme qui di seguito, grazie alla consulenza dell’Avv. Francesco Masini.

A quali rischi vanno incontro i tuoi dipendenti

Negli ultimi anni viene dedicata grande attenzione non solo alla salute fisica ma anche al benessere psicologico dei dipendenti. Per questo, scegliere il giusto partner che rispetti le regole in ambito di sicurezza e sanificazione è il primo passo da fare per tutelare in primis chi lavora quotidianamente insieme a te. I tuoi dipendenti, infatti, potrebbero andare incontro non solo a danni fisici, ma anche a problemi di natura psicologica.

Lavorare in un ambiente malsano o non adeguatamente sanificato può generare stress, ansia, depressione o stati di alterazione psicologica dei quali risponde sempre l’azienda.

Il datore di lavoro, infatti, è sempre responsabile della sicurezza fisica e psicologica dei propri dipendenti, che possono chiedere un risarcimento dei danni subiti, anche di tipo emotivo.

Le sanzioni per la tua azienda

L’azienda, inoltre, può essere soggetta a verifiche e controlli da parte degli organi ispettivi: come già saprai, nella tua azienda possono entrare ispettori provenienti da diversi enti amministrativi, ad esempio dalla ULSS tramite lo Spisal, dall’INPS o dall’Ispettorato del Lavoro, che dopo aver fatto le verifiche ispettive si coordinano tra di loro per incrociare i dati. In caso di accertamenti negativi, l’azienda può essere chiamata a pagare sostanziose sanzioni.

I rischi per il legale rappresentante

Dopo averti presentato i rischi per i dipendenti e per l’azienda, passiamo ora a una panoramica generale su quello a cui va incontro il legale rappresentante. A seconda della natura dell’azienda, infatti, anche il legale rappresentante va incontro a seri rischi affidandosi a partner non idonei. Secondo il Testo Unico sulla Sicurezza, sono previste sanzioni amministrative o penali per chi non ha adeguatamente vigilato sui corretti adempimenti in tema di sicurezza. La responsabilità può essere quindi di due tipi: penale e amministrativa. La prima è personale e, in caso di reato vero e proprio, risponde il legale rappresentante in proprio; la seconda invece prevede che la sanzione venga irrogata nei confronti dell’azienda (ma il legale rappresentante potrà saldarla nel caso in cui decida di non toccare il capitale aziendale).

Come scegliere il partner giusto

In questo articolo ti abbiamo già presentato i principali requisiti che deve avere il partner ideale della pulizia. Tra gli aspetti da tenere in considerazione ricordiamo sicuramente il curriculum aziendale: ogni azienda, infatti, quando si presenta per ottenere un appalto di pulizie, offre ai potenziali clienti una lista di requisiti che è in grado di soddisfare, tra cui: i dispositivi che utilizza durante le operazioni di sanificazione, i prodotti (chimici e non) e la qualificazione del personale che esegue le pulizie. Scegliere quindi il proprio partner in base anche alle certificazioni che possiede permette di avere ancora più tutela nei confronti dei propri dipendenti.

Un altro elemento da tenere in considerazione è poi la storia dell’azienda: se è radicata nel settore di mercato significa che lavora bene, che è strutturata e che è apprezzata dai committenti. Per questo è importante poter leggere e approfondire le testimonianze di altri clienti soddisfatti.

È importante, inoltre, verificare se il tuo potenziale partner garantisce la sicurezza dei suoi e dei tuoi dipendenti, se sa come gestire correttamente i rifiuti e se segue un metodo di lavoro chiaro.

Un caso concreto

Come già anticipato, grazie alla consulenza dell’Avv. Francesco Masini, possiamo ora scendere nel dettaglio e presentarti un caso concreto. Ci teniamo infatti a ribadire che un’impresa di pulizia, per essere affidabile, deve avere alle spalle non solo anni di esperienza e di risultati qualitativi, ma anche una documentazione completa e un sistema di gestione efficacemente attuato per evitare l’insorgere di problemi.

In particolare, la documentazione va richiesta già in fase di selezione ed è un elemento fondamentale per la qualificazione dell’impresa partecipante ad una gara. I documenti richiesti devono comprendere:

  • Certificazione di Qualità:
  • Copia del Certificato di Certificazione Qualità ISO 9001: 2015 (la vecchia norma è infatti fuori corso legale)
  • Copia del Certificato di Certificazione Ambientale ISO 14001:2015 (anche per l’ambientale la vecchia norma è infatti fuori corso legale)
  • Elemento di preferenza e qualificazione Copia del Certificato del Sistema di Gestione della Sicurezza ISO 45001:2018 (che ha sostituito la vecchia norma OHSAS 18001)
  • Sicurezza sul Lavoro:
  • Copia del Documento di Valutazione dei Rischi
  • Organigramma Aziendale
  • Nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione
  • Nomina del Medico Competente
  • Attestazione di avvenuta Informazione, Formazione e addestramento del personale impiegato sull’appalto
  • Certificati sanitari di idoneità alla mansione

Per quanto riguarda le responsabilità del committente che appalta a una società esterna i lavori di pulizia, queste possono essere molteplici, come ad esempio la responsabilità a fronte di mancati pagamenti degli stipendi da parte della società appaltatrice ai suoi collaboratori.

Se guardiamo la sentenza n. 444/2019 del 10 gennaio 2019, la Corte di Cassazione si è pronunciata sul regime di responsabilità in solido tra l’appaltatore e il committente, con specifico riferimento al trattamento retributivo e contributivo maturato dai lavoratori dipendenti impiegati nella realizzazione dell’opera oggetto di appalto.

Nella sentenza si legge: “la logica della solidarietà imposta dall’art. 29 del d.lgs. n. 276 del 2003 si basa sul rafforzamento della garanzia patrimoniale a favore del lavoratore con riguardo al pagamento dei trattamenti retributivi dovuti in relazione all’appalto cui ha personalmente dedicato le sue energie lavorative avendo, limitatamente ad esso, come debitore non solo il datore di lavoro ma anche l’impresa appaltante, la quale risulta, peraltro, completamente estranea al rapporto di lavoro svolto al di fuori dell’esecuzione dell’appalto. Di conseguenza, il committente risponde per i crediti maturati in relazione al periodo del rapporto di lavoro coinvolto dall’appalto e della quota parte di T.F.R. maturato dal lavoratore nell’ambito dello specifico appalto”.

Questo significa che il lavoratore dell’azienda partner, rimasto privo della propria retribuzione, potrà citare in giudizio indistintamente il committente, l’appaltatore o il subappaltatore. Per questo è necessario selezionare accuratamente l’impresa a cui affidare le pulizie tenendo ben presenti non solo le qualità tecnico-professionali dell’azienda, ma anche la sua solidità patrimoniale, l’eventuale grado di solvibilità dei debiti e la regolarità retributiva e contributiva nei confronti dei suoi lavoratori dipendenti.

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